Ma al vertice NATO i nostri Capi sono corsi tutti a «baciargli il culo»
di Kadmo Giorgio Pagano.
Non solo dazi, Trump (non Putin) minaccia anche militarmente l’Unione europea! Per la Groenlandia. Poco più di due settimane fa il Segretario alla Difesa Hegseth in un’audizione al Congresso ha detto che i Piani per invadere la Groenlandia erano già pronti. Ma i “cervelli bolliti” continuano a parlare di altro.
La Groenlandia è territorio europeo, e più esattamente danese dal 1721, è la più grande isola del mondo e occupa una superficie che rappresenta quasi la metà dell’intera Unione europea.
Questo fatto rivela come il più grande e reale pericolo per i Paesi Ue non sia la Russia bensì gli Stati Uniti che, con Trump, vogliono ancor più continuare a campare ben oltre i loro mezzi sulle spalle di mezzo miliardo di eurocittadini che, finora, hanno solo potuto recitare il ruolo di utenti e consumatori delle multinazionali americane. Ciò soprattutto per le conseguenze di una politica miope e succube dell’Ue e di ciascun Paese membro rispetto al protettore statunitense. Di fatto siamo tutti Protettorati ma, con Trump, tutti i popoli europei hanno toccato il fondo. Trump come un mafioso qualsiasi, ci ha detto che la protezione d’ora in poi sarebbe dovuta costare di più, molto di più, il “pizzo” sarebbe più che raddoppiato.
E così è stato! Per il semplice motivo che l’estorsore coincide col Capo della Polizia. Il “picciotto” Rutte, mandato a “convincere” tutti a pagare di più la protezione, si è poi persino complimentato col Capo della Polizia, dicendogli che era merito suo se l’Europa pagherà alla grande!
Vi ricordate Trump martedì 8 aprile 2025, parlando alla cena di gala del National Republican Congressional Committee?
Ebbene a l’Aia tutti i 23 Paesi sui 27 dell’Ue che fanno parte anche della NATO sono corsi a baciare il culo a Trump.
Dick Schoof (Primo Ministro dei Paesi Bassi e che ospitava il vertice) Emmanuel Macron (Presidente della Francia), Friedrich Merz (Cancelliere della Germania), Giorgia Meloni (Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia), Pedro Sanchez (Primo Ministro della Spagna che, pur firmando la Dichiarazione finale dell’aumento al 5% del PIL in armamenti si è defilato in parte per un precedente accordo direttamente con Rutte), Viktor Orbán (Primo Ministro dell’Ungheria), Alexander Stubb (Presidente della Finlandia), Andrzej Duda (Presidente della Polonia), Petr Pavel (Presidente della Repubblica Ceca), Kyriakos Mitsotakis (Primo Ministro della Grecia), Jonas Gahr Støre (Primo Ministro della Norvegia), Mette Frederiksen (Primo Ministro della Danimarca), Bart De Wever (Primo Ministro del Belgio), Rosen Zhelyazkov (Primo Ministro della Bulgaria), Zoran Milanović (Presidente della Croazia), Kristen Michal (Primo Ministro dell’Estonia), Edgars Rinkēvičs (Presidente della Lettonia), Gitanas Nausėda (Presidente della Lituania), Luc Frieden (Primo Ministro del Lussemburgo), Luís Montenegro (Primo Ministro del Portogallo), Nicușor Dan (Presidente della Romania), Peter Pellegrini (Presidente della Slovacchia), Robert Golob (Primo Ministro della Slovenia),. Ulf Kristersson (Primo Ministro della Svezia), hanno firmato la Dichiarazione sull’aumento delle spese militari al 5 per cento del PIL di ciascun Stato. Altresì hanno preso l’impegno di continuare «a baciare il culo» al Presidente degli Stati Uniti addirittura fino al 2035.
Il Punto più importante della Dichiarazione è il terzo, e non solo perché definisce i parametri e i criteri dell’impegno fino al 2035 ma anche perché dà indicazioni sulle spese di guerra dell’Ucraina contro la Russia:
“Gli Alleati concordano che questo impegno del 5% comprenderà due categorie essenziali di investimenti per la difesa. Gli Alleati stanzieranno almeno il 3,5% del PIL all’anno, sulla base della definizione concordata di spesa per la difesa della NATO entro il 2035, al fabbisogno di risorse fondamentali per la difesa e al raggiungimento degli Obiettivi di Capacità della NATO. Gli Alleati concordano di presentare piani annuali che indichino un percorso credibile e incrementale per raggiungere questo obiettivo. E gli Alleati contribuiranno fino all’1,5% del PIL all’anno tra l’altro per proteggere le nostre infrastrutture critiche, difendere le nostre reti, garantire la nostra preparazione e resilienza civile, dare impulso all’innovazione e rafforzare la nostra base industriale di difesa. La traiettoria e l’equilibrio della spesa nell’ambito di questo piano saranno rivisti nel 2029, alla luce del contesto strategico e degli Obiettivi di Capacità aggiornati.”
Ebbene, circa l’Ucraina, pur non facendo parte della NATO, l’Alleanza si è impegnata a supportarla oltremodo ed oltre misura:
“Gli Alleati riaffermano il loro impegno sovrano duraturo a fornire supporto all’Ucraina, la cui sicurezza contribuisce alla nostra, e, a tal fine, includeranno i contributi diretti alla difesa ucraina e alla sua industria di difesa nel calcolo della spesa per la difesa degli Alleati.”
Queste due righe finali sono oltremodo significative perché, paradossalmente, un Paese no-NATO potrà conseguire finanziamenti diretti alla sua difesa e alla sua industria militare, maggiori che un Paese della NATO stessa: per come la vedo io, alla fine, anche Zelensky si è visto baciare il culo dai 23 Paesi NATO-Ue.
Poco importa se i Paesi dell’Unione europea saranno sempre più dipendenti dai sistemi d’arma americani (il 63% di tutti gli ordini di difesa dell’UE vengono affidati ad aziende statunitensi), poco importa se il sistema GPS, fondamentale per l’individuazione di qualsiasi cosa si muova sulla terra e nei cieli, è totalmente in mani governative americane, mentre il sistema satellitare europeo Galileo è stato finora utilizzato principalmente per scopi civili. Ai primi di marzo Trump ha sospeso, da un giorno all’altro, gli aiuti militari a Kiev, sospendendo anche la ricognizione satellitare statunitense con gravi conseguenze per le capacità di difesa dell’Ucraina.
E se il Presidente degli Stati Uniti decidesse da un giorno all’altro che agli europei non è più permesso usare il GPS americano?
Allora, lo vogliamo dire che:
– è fondamentale che l’uso di Galileo venga ampliato per includere applicazioni militari?
– Tutti i sistemi esistenti dovranno essere rivisti per verificarne la compatibilità e convertiti?
– Al momento dell’acquisto di nuovi sistemi d’arma o comunque difensivi bisognerà pretendere che essi possano sempre essere utilizzati con Galileo?
Faccio l’esempio del più discusso e costoso jet americano da combattimento, l’F-35. Ebbene, la Germania ha recentemente ordinato trentacinque di questi jet, e sebbene sia pur vero che molte parti dell’F-35 siano prodotte al di fuori degli Stati Uniti, date le opzioni di accesso digitale, c’è da chiedersi come garantire che i jet non possano essere accessibili in seguito da terzi e, nel peggiore dei casi, come escludere efficacemente un loro possibile arresto da remoto? Gli F-35 possono essere gestiti solo con il sistema GPS americano?
L’Italia che finora ha ricevuto 55 F-35 (e il piano è quello di arrivare a 115) se li è posti questi problemi? Intende porseli? Li porrà in sede europea?
Vengo all’occupazione militare dell’europea Groenlandia, Trump ha più volte detto che “ne hanno bisogno” (invece noi europei che siamo 150 milioni di abitanti in più degli americani evidentemente no), ha più volte assicurato che “in un modo o nell’altro” ce la prenderanno ma ho la convinzione che non sia abbastanza chiaro di cosa si stia parlando concretamente quando si parla di Groenlandia:
Anzitutto del genocidio che compiranno gli americani delle popolazioni autoctone, così come l’hanno perpetrato con i pellerossa in tutto il Nordamerica e, per il “resto”, siamo di fronte all’isola più grande del mondo che nasconde ricchezze naturali inimmaginabili. È una terra estrema ma anche strategica, che potrebbe giocare un ruolo chiave nel futuro del pianeta; con minerali di primaria importanza: sotto i suoi ghiacci si trovano terre rare, litio e grafite (risorse essenziali per la transizione ecologica, dai motori elettrici alle batterie del futuro); petrolio e gas, ma anche un immenso potenziale idroelettrico che potrebbe renderla un polo energetico globale nei prossimi decenni; con una biodiversità unica sia animale che vegetale (licheni e muschi artici); ghiaccio, acqua e anche nuove rotte: il suo ghiaccio rappresenta una riserva strategica di acqua dolce ma, là dove esso si scioglie apre rotte navali prima impraticabili.
Un passo avanti verso l’acquisizione della Groenlandia il Pentagono l’ha fatto il 17 giugno, giorno in cui la Groenlandia è passata dal Comando europeo, l’EUCOM, al Comando Nord degli Stati Uniti. Il Segretario alla Difesa Hegseth la settimana prima aveva detto al Congresso che i piani per l’invasione della Groenlandia erano già pronti.
Sapendo che gli Stati Uniti d’America, pur nella loro abbastanza recente storia, hanno invaso, combattuto conflitti o esercitato un controllo in 190 su 193 stati membri delle Nazioni Unite e che in Europa solo Andorra e il Liechtenstein si siano salvati, ora possiamo affermare che a L’AIA nessuno dei 23 Stati europei su 27 totali appartenenti all’Unione europea si è salvato.
Quali conclusioni trarre da tutto ciò?
Sì, l’Unione europea, tutti e ciascun Paese dell’Unione europea, hanno necessità di difendersi e avere armi adeguate, ma per prepararsi allo scontro con gli Stati Uniti d’America e l’invasione preannunciata della nostra Groenlandia. Ma lo scontro con gli Stati Uniti d’America non è solo sul piano militare bensì omnicomprensivo. Il 28 giugno, ultimo atto di “pirateria” trumpiana col consenso dei piratati: gli USA sono riusciti a “convincere” tutti i paesi del G7, Italia compresa, che gli Stati Uniti debbano essere l’unico paese al mondo a non dover rispettare la Global minimum tax. Norma nata in ambito OSCE nel 2021, ma entrata in vigore solo nel 2024, per limitare l’evasione fiscale di quelle aziende -principalmente le grandi società tecnologiche statunitensi- che fino ad allora avevano pagato tasse irrisorie ricorrendo a diverse scappatoie tra cui lo spostamento della sede nei cosiddetti Paradisi Fiscali. Con quest’ulteriore mossa – dato che il primo dei paradisi fiscali lo era almeno dal 2017 – gli USA divengono il supremo paradiso fiscale del mondo, di fatto uno stato pirata col consenso dei piratati.
Il risultato sarà che sempre più aziende dei Paesi europei avranno interesse ad abbandonare i loro Paesi d’origine per trasferire la loro sedi centrali negli Stati Uniti. Stiamo andando ad alta velocità verso la disfatta totale, anche della Democrazia e, in ciascun Paese dell’Unione europea, non c’è alcun sovranismo nazionale che potrà difendersi perché la sua forza sarà incomparabilmente più debole, anche mentalmente e psicologicamente rispetto alla forza del Paese occupante: l’occupazione delle menti europee è stata dichiarata completata nel 1967 dal CCF il “Congress for Cultural Freedom” (una copertura della CIA fin dal 1950 operante in tutta Europa) con la motivazione che ormai «il soggetto opera nella direzione richiesta per motivi che ritiene essere propri».
Dal 1967 l’Europa quindi, che di per sé ricopre una posizione culturalmente centrale tra Occidente e Oriente, di perno, o se volete “ago della bilancia”, è stata assimilata a tal punto che “le menti dei Paesi europei operano nella direzione richiesta dagli Stati Uniti d’America ritenendo che ciò sia nei loro interessi”.
Per un attimo, nel 1997, grazie all’Accordo di Partenariato e di Cooperazione tra le Comunità europee, i loro Stati membri, da una parte, e la Federazione russa, dall’altra, era sembrato possibile che i Paesi europei si potessero liberare dalla morsa americana, considerato anche il fatto che era già operativo il piano dell’Unione Economica e Monetaria per la de-dollarizzazione, ma così non fu: l’Accordo di Partenariato e di Cooperazione con la Russia fu abbandonato insieme alla prospettiva federalista europea: l’unica che avrebbe potuto contrastare culturalmente ed imprenditorialmente il dominio americano sui Paesi europei.
Perciò è necessario ed urgente trasformare, senza ulteriori e mistificanti indugi, l’Unione europea in una Democrazia Federale autentica a cui dovrà chiamare a partecipare la più antica democrazia federale del mondo, la Svizzera (che si fonda sul Patto federativo del 1291) e la più recente e sterminata delle federazioni europee, quella Russa, grazie alla quale l’Unione europea può avere accesso immediato nei BRICS (si veda il mio articolo Russia XVIII Stato Ue! Per il federalismo europeo e già nei BRICS ) con un’apertura dei propri mercati sconfinata e, finalmente, l’uscita dall’area del monopolista, ricattatore ed estorsore statunitense.
Il Far West è finito. È l’ora del Far East!
L’Anglosfera ha tagliato a metà il cuore europeo, ce l’ha spezzato in due togliendoci l’apporto del nostro “atrio e ventricolo sinistro”, prosciugando la grande famiglia delle culture europee per assimilarle tutte in una: la loro!
Perfar com-prendere almeno figurativamente di cosa sto parlando, guardate la cartina sotto e, con maggiore attenzione, proprio la Federazione russa, il nostro vicino confinante, l’atrio e ventricolo sinistro del cuore culturale europeo: è sostanzialmente il doppio degli Stati Uniti d’America.
La Russia in termini di superficie territoriale è il più esteso Paese del mondo con ben oltre 17 milioni di chilometri quadrati e, di fatto, occupa oltre l’11% di tutte le terre emerse del pianeta. La sua estensione da Ovest (dove siamo noi dell’Unione europea) all’estremo Est è di circa 10mila chilometri, contro i 4mila e 500 degli Stati Uniti. Per poter immaginare cosa significa dovreste fare un parallelo tra Far West americano (protagonista di tanti film prodotti da Hollywood per colonizzare le nostre menti sintonizzandole solo sulle loro vite e problematiche) e un Far East russo: mentre nella Federazione Russa ci troveremmo a 500 chilometri dalla metà del tragitto, negli USA saremmo già dentro l’Oceano Pacifico di 500 chilometri, praticamente oltre la distanza che corre tra Roma e Trieste.
______
Kadmo Giorgio Pagano
- ESPERTO di ECONOMIA LINGUISTICA
- GIORNALISTA, Direttore responsabile di Translimen! – translimen.it – già curatore e conduttore della rubrica omonima a Radio Radicale
- SEGRETARIO dell’ERA, ONG dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) e dell’ECOSOC dell’ONU
- TEORICO dell’ARTE e ARCHITETTO
- ARTISTA