di Pino Cabras.
Tre giorni, tre schiaffi. Un’Unione Europea inginocchiata davanti al mondo, incapace di alzare la testa, buona solo a servire gli interessi americani e a vessare i propri cittadini.
Cosa resta del “Sogno Europeo”? Nulla. Se non una gigantesca macchina tecnocratica che disfa l’economia, umilia le nazioni e impone una cappa di censura, tasse e ora guerra permanente.
1. Cina: vertice-lampo, umiliazione piena
Von der Leyen, Costa e Kallas volano a Pechino come tre scolarette convinte di dettare legge. Si scomoda Xi Jinping con una maschera sfingea e impenetrabile. Tornano a casa con un pugno di mosche. La Cina li liquida in poche ore: zero accordi, massima irritazione. Pretendevano di impartire lezioni sui diritti umani, con l’economia europea in recessione e le industrie in fuga. Negli ultimi 25 anni, la Cina ha visto crescere la sua quota di PIL mondiale dal 3% a circa il 18%, affermandosi come colosso economico globale. Nello stesso periodo, l’Unione Europea è scesa da oltre il 20% a poco più del 13%, segnando un declino costante, che ora sembra avvitarsi. Mentre Pechino accumulava forza produttiva e influenza, Bruxelles si incaprettava in austerità, vincoli autolesionisti e subordinazione geopolitica. Una dinamica che ha ribaltato i rapporti di forza a livello planetario. La trinità europoide va lì con il sussiego di uno squadrone invincibile da Champions League ma con le gambe di una squadretta di pulcini. Un boomerang diplomatico, un’ennesima prova di irrilevanza.
2. Qatar: “O mi paghi o niente gas”
Il Qatar, terzo fornitore di GNL per l’Europa, avvisa: con le vostre direttive green demenziali e le minacce di multe miliardarie, il gas ve lo potete sognare. I contratti si onoreranno (per ora), ma niente di più. I barili vanno in Asia, dove non governano fanatici climatici con manie coloniali. L’UE, già orfana della Russia, si prepara a restare al freddo. Ah, ma ci sono i cari amici di Oltreoceano, no?
3. USA: Trump incassa tutto, l’UE firma come uno zerbino
Il “vertice” in Scozia tra von der Leyen e Trump è la scena madre. Dazi del 15% dagli USA sui prodotti UE, 50% su acciaio e alluminio. In cambio, l’UE spalanca i mercati, si inchina al GNL americano, promette 750 miliardi di dollari in energia USA, altri 600 miliardi in investimenti… e compra enormi quantità di armi americane. Non è un accordo: è una resa incondizionata. È l’equivalente di una capitolazione di un paese che sia stato raso al suolo dopo una guerra mondiale.
Trump ride in faccia ai giornalisti europei. E ha ragione. L’UE si è autodistrutta per “affrancarsi” dalla Russia e si è legata mani e piedi a un impero che la considera un bancomat bellico e un commerciante fiaccato dall’usura su cui infierire con il pizzo.
4. UE: bellicosa con i cittadini, servile con i padroni
Questa Unione serve a una sola cosa: schiacciare i popoli europei. Censura con il Digital Services Act. Impone tassazioni speciali per “salvare l’Ucraina”. Costringe imprese e famiglie a pagare energia a prezzi folli. Distrugge il tessuto industriale con regolamenti green che piacciono solo a BlackRock, intanto che punta tutto sul diesel dei carri armati. Ma davanti a USA, Cina e Qatar… si inginocchia nel modo più degradante.
Il progetto UE è ormai una caricatura distopica della democrazia, come un GPS impazzito che ti guida dritto contro un muro, ma pretende pure di multarti se non segui il percorso.
5. Von der Leyen, Costa, Kallas: i curatori fallimentari dell’Europa
Tre nomi, una disfatta. Von der Leyen, la pasionaria del complesso militare-industriale USA. Costa, il mediatore opaco di una tecnocrazia senz’anima. Kallas, il ventilatore automatico di russofobia baltica. Tre personaggi che incarnano non il futuro dell’Europa, ma la sua agonia geopolitica.
6. l’ipocrisia bellicista del fronte atlantista italiano
Carlo Calenda e persino il PD oggi si stracciano le vesti per l’accordo capestro firmato da Ursula von der Leyen con Trump. Ben svegliati. Voi eravate alla piazza dei “serrapiattisti”, il 15 marzo scorso, per glorificare esattamente questa Europa, mentre noi lo stesso giorno eravamo in un’altra piazza a combattere questa Europa e a prevedere razionalmente come sarebbe andata a finire. Voi avete puntato su Ursula Guerrafonderleyen. Voi siete gli stessi che invocano l’escalation militare contro la Russia e chiedono più armi, più sanzioni, più sottomissione alla NATO. Fingete di ignorare che questa strategia ha un prezzo altissimo: deindustrializzazione, dipendenza energetica e sudditanza commerciale verso gli USA. In realtà, non si può avere tutto: chi semina guerra raccoglie vassallaggio. Volete la botte piena e l’Europa a stelle e strisce. Non si può, e le vostre bolle di contraddizioni scoppiano.
7. Una via d’uscita esiste: fuori da questa UE, dentro il mondo multipolare
Altro che rilancio. L’UE è il Titanic che affonda trascinando giù tutti. Serve un’uscita intelligente, ordinata e strategica, che restituisca alle nazioni europee sovranità popolare, libertà economica, monetaria, energetica.
La direzione? Non è Washington. È il mondo dei BRICS+, che cresce, commercia, costruisce alternative e non ti impone di rinnegare la tua sovranità. Il futuro è multipolare. Ma per entrare, dobbiamo uscire.
Uscire da questa UE. Prima che ci affondi del tutto.