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Sovranisti a parole, servi nei fatti: il leghismo inginocchiato davanti a Bibi il Genocida

L’ennesima offensiva genocida di Israele a Gaza e la complicità italiana con il Ddl 1004 della Lega, che, adottando la definizione IHRA di antisemitismo, rischia di trasformare la critica a Tel Aviv in reato

Sovranisti a parole, servi nei fatti: il leghismo inginocchiato davanti a Bibi il Genocida
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5 Agosto 2025 - 16.00


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di Pino Cabras.

Sulla Striscia di Gaza l’esercito di Bibi il Genocida si prepara a entrare con nuove truppe e regole d’ingaggio ancora più spietate. Non sorprende che il mondo sia in allarme: siamo a un passo da un salto di qualità della violenza già insopportabile.

Questa volta, però, la parola che finora era rimasta un tabù comincia a circolare persino fra gli intellettuali dell’establishment e nei palazzi del potere a Tel Aviv: genocidio.

Alti esponenti dei servizi segreti, di solito silenziosi, hanno rotto il muro dell’omertà: in decine hanno denunciato pubblicamente l’assurdità dell’ultima mossa del governo, definendola criminale e priva di senso strategico. Una follia che può essere compresa solo se l’obiettivo, ormai evidente, è la cancellazione di un intero popolo, la liquidazione più disumana di una comunità.

Perfino settori dello stesso mondo sionista iniziano a capire che stavolta si sta entrando in un territorio di infamia irreversibile, che resterà come una macchia nella Storia.

E dunque c’è chi, di fronte a questo baratro, non vuole farsi trascinare oltre.

Poi, invece, ci sono quelli che rispondono in automatico ai vecchi e nuovi comandi: i minimizzatori e perfino i negazionisti assoluti. Li troviamo ancora in Italia– totalmente nudi nelle loro vergogne – in tante redazioni che fanno da buca delle lettere ai sottoscala più putridi del Mossad. Giornali e giornalisti che si stanno coprendo di disonore oltre l’immaginabile, servi dei servi che osano perfino negare che Bibi il Genocida stia imponendo agli abitanti della Striscia una cura a base di carestia e spietate carneficine. Agiscono come quelli che contano di vincere e pertanto puntano sul fatto che la storia sarà scritta comunque dai vincitori. I popoli, tuttavia, hanno preso le loro misure morali e non crederanno loro mai più, ormai ne sono abbastanza sicuro. I negazionisti contano però sulla vicinanza agli ingranaggi ipocriti e ancora robusti della macchina di potere occidentale e sui servi dei servi che pescano ancora in politica, come gli spudorati senatori leghisti che hanno infine incardinato nella Commissione Affari Costituzionali il loro Disegno di legge n.1004, un cavallo di Troia liberticida. Dietro la facciata della “lotta all’antisemitismo”, il Ddl 1004 adotta la definizione dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), che assimila alla discriminazione antiebraica il criticare Israele, paragonarne i crimini all’apartheid o al nazismo, o denunciarne il carattere razzista. Tradotto in legge, ciò significa: vietare cortei in favore dei palestinesi, censurare contenuti online, criminalizzare intere campagne per i diritti umani, impedire le critiche ragionate al Sionismo Reale come ideologia e fenomeno storicamente determinato.

Non è teoria. In Germania abbiamo già visto cosa comportano simili norme: divieti sistematici di manifestazioni in favore dei diritti dei palestinesi, arresti preventivi, espulsioni di relatori scomodi. Persino Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze greco, si è visto impedire di parlare a Berlino per aver denunciato i crimini israeliani. Questo Ddl apre la strada a una replica italiana di quello stato d’eccezione: basterà accusare una manifestazione di “antisemitismo” per vietarla, anche se il vero bersaglio è il dissenso politico.

Così, l’antisemitismo – male reale e odioso, come ogni forma di razzismo – viene piegato a scudo per uno Stato accusato di genocidio a Gaza. L’art. 3 del disegno di legge, che autorizza il diniego di manifestazioni in base a questa definizione distorta, è un colpo di piccone all’art. 21 della Costituzione. Una democrazia che accetta di vietare la critica verso un governo straniero in nome di un’interpretazione manipolata dei diritti civili abdica alla propria sovranità morale.

Chi vota questa legge non difende affatto gli ebrei, ma istituzionalizza la censura politica al servizio di uno Stato estero che ormai si fa carico dei crimini più estremi della nostra epoca. Bei sovranisti. Diciamo pure “servilisti salvinisti”. È la porta spalancata a una deriva autoritaria. Ma innanzitutto un abisso di complicità.

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